Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Riflessioni e prime impressioni all'inizio di una seconda presidenza Trump

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La rielezione di Trump scuote l’America: l’Ordine Esecutivo che chiude gli uffici DEI (Diversity, Equity, Inclusion) riporta in primo piano razzismo, sessismo e divisioni. Tra il distopico “Rapporto 1776” della sua prima presidenza e il controverso “Project 2025” del think tank The Heritage Foundation, emerge un’opposizione radicale alla giustizia sociale e all’eguaglianza razziale e tra i generi. E’ anche un attacco alla ricerca accademica: università e college rischiano di perdere fondi federali se mantengono politiche inclusive. Questo approccio radicato in pregiudizi e animosità razziale spinge il Paese a riflettere: quale sarà il costo per la democrazia?

Con questo articolo inizia la collaborazione con Antìmaka di Anthony Julian Tamburri, Dean del John D. Calandra Italian American Institute (Queens College, The City University of New York).
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La rielezione di Donald Trump è, in un certo senso, altrettanto sconcertante quanto la sua elezione originaria nel novembre 2016. Già allora avevamo numerosi indizi sulla sua presunta infedeltà, ovviamente un fatto legato alla sua vita personale. Va bene, ma non si può ignorare il suo comportamento apertamente molesto, come lui stesso ha descritto nella ormai famigerata intervista con Billy Bush su un autobus della NBC, e la recente sentenza nel caso E. Jean Carroll. L’animosità di Trump verso i neri si poteva intuire nel suo persistente tentativo di giustificare, come dimostra la sua attuale causa legale, la sua condanna del Central Park Five, dichiarando che avrebbero dovuto essere giustiziati per il presunto stupro brutale di una jogger a Central Park.

È difficile non percepire che l’animosità razziale, i pregiudizi verso "l’altro" e il sessismo siano alla base dei processi di pensiero di Donald Trump. Lo abbiamo visto nel gennaio 2017, quando ordinò la sospensione di tutti i rifugiati negli Stati Uniti, il blocco indefinito dei rifugiati siriani e il divieto d’ingresso negli USA per 90 giorni ai cittadini di sette paesi prevalentemente musulmani (Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen). Nel 2018, ricordiamo, Trump si riferì a Haiti e ai paesi africani come "paesi di merda". Ci fu una certa indignazione, ma niente di veramente significativo.

Oggi, 22 gennaio 2025, a otto anni di distanza, Trump ha ordinato che tutti gli uffici DEI (Diversity, Equity, Inclusion) vengano chiusi gradualmente e tutto il personale DEI venga mandato a casa con l'ultimo stipendio e che tutti gli uffici DEI vengano gradualmente chiusi. Questo Ordine Esecutivo (EO) del 21 gennaio è una reazione, come afferma il testo stesso, all’EO 13985 di Biden, "Advancing Racial Equity and Support for Underserved Communities Through the Federal Government."

Considerando la storia delle questioni razziali negli Stati Uniti dal 1600 ad oggi e il fatto che vediamo ancora esempi di razzismo e pregiudizi etnici, è particolarmente ironico che lo smantellamento del DEI nell’ultimo EO di Trump serva a contrastare quello di Biden del 2021, che secondo Trump stesso "ha dimostrato un enorme spreco pubblico e una vergognosa discriminazione." Il pericolo qui è che, se un simile EO fosse confermato – è ancora troppo presto per sapere se ci saranno azioni legali contrarie – ciò potrebbe filtrare a cascata e, molto probabilmente, escludere dai fondi federali qualsiasi istituzione che non si conformi a questo recente Ordine Esecutivo. In altre parole, tutte le università e i college potrebbero perdere facilmente i fondi federali se continuassero con politiche DEI.

Quando Trump annunciò per la prima volta la sua candidatura alla presidenza nel 2015, introdusse nella mentalità degli Stati Uniti una certa modalità di pensiero. Questo processo continua, come dichiarato dall’American Civil Liberties Union nel luglio 2024:

"Mantenendo le promesse fatte durante la campagna presidenziale del 2016, l’amministrazione Trump ha tentato in toto di riportare indietro le lancette dell’orologio sulla giustizia razziale, smantellando gli sforzi per affrontare il razzismo sistemico e promuovere una società più equa e giusta. L’eredità di Trump su queste questioni è racchiusa nel 'Rapporto 1776', pubblicato dalla Casa Bianca negli ultimi giorni della sua amministrazione. Il rapporto proponeva una visione distopica che demonizzava i tentativi di raggiungere l’uguaglianza razziale. Progettato per 'ristabilire l’educazione patriottica nelle scuole,' il 'Rapporto 1776' paragonava il progressismo al fascismo, affermava che il movimento per i diritti civili aveva abbracciato idee simili a quelle dei difensori della schiavitù e cercava di minimizzare l’eredità del razzismo nella storia degli Stati Uniti. Gli storici hanno condannato all’unanimità il rapporto, sottolineando che era pieno di inesattezze fattuali e partigianeria, e privo di seria ricerca accademica.”

Due aspetti di questo paragrafo emergono chiaramente. In primo luogo, alla fine della sua prima amministrazione, Trump aveva incaricato il suo staff di creare il famigerato "Rapporto 1776," volto a fermare il progresso verso l’uguaglianza razziale. Oggi abbiamo "Project 2025," un progetto altrettanto distopico a cui Trump aveva negato qualsiasi legame durante la sua campagna più recente. Ora, molte delle persone che hanno scritto alcune sezioni di "Project 2025" fanno parte dell’amministrazione, come si può leggere in un articolo del New York Times, "The Many Links Between Project 2025 and Trump’s World". 

Il secondo elemento che ci ricorda la prima amministrazione Trump è il riferimento a “inesattezze fattuali e partigianeria e alla mancanza di seria ricerca accademica.” Basti pensare alla pandemia di COVID negli Stati Uniti, quando, ad esempio, Trump suggerì alle persone infette di iniettarsi disinfettante o di usare potenti luci.

Eccoci dunque, appena due giorni nella seconda presidenza Trump, che “inesattezze [dovute alla] mancanza di seria ricerca accademica” hanno già implicazioni serie. Per ora viviamo sotto l’ombrello dell’ignoranza che alimenta il pregiudizio: l’ostinazione a difendere la propria ignoranza a tutti i costi ed evitare “seria ricerca accademica” (leggasi, indagini scientifiche) può solo portare a politiche retrograde con conseguenze dannose, siano esse socio-politiche (rafforzando i suprematisti bianchi: es. Oath Keepers, Proud Boys, abolendo i programmi DEI o quelli in ambito medico (es. no-vax, aumento dei costi di compartecipazione sulle medicine a carico dei pazienti).

Naturalmente, in italiano, tra le molte espressioni che possono venire in mente, per ora direi: "L’è maiala!"
 

Immagine: Birmingham, Alabama, 1963. Idranti contro i manifestanti durante una protesta contro la segregazione organizzata dal Reverendo Dr. Martin Luther King Jr. Fotografia Di Frank Rockstroh da National Geographic Italia.