Piotr Smolar analizza su Le Monde il secondo mandato di Donald Trump, evidenziando tre grandi trasformazioni: la ristrutturazione dell’amministrazione federale, una reazione conservatrice a livello sociale e un nuovo approccio alle relazioni internazionali, caratterizzato da elementi neoimperialisti.
1. Una presidenza di rottura
L'insediamento di Trump è stato caratterizzato da un’ondata di decreti presidenziali, con oltre cinquanta executive orders, finalizzati non solo a smantellare l'eredità di Biden, ma a ridefinire i rapporti di potere tra esecutivo, Congresso e giustizia. Trump ha ampliato i poteri presidenziali, ridotto l’autonomia del Dipartimento di Giustizia e sfidato apertamente gli Stati a guida democratica. Ha imposto condizioni sui finanziamenti federali per le emergenze, come gli incendi in California, e intrapreso battaglie giudiziarie contro città come Chicago per la loro politica migratoria.
Il Senato, dominato dai repubblicani (53-47), ha mostrato una remissività senza precedenti, accettando nomine controverse come quella di Kash Patel alla guida dell’FBI. Il nuovo attorney general, Pam Bondi, ha accelerato una "purga" politica, smantellando unità di controllo sulle ingerenze straniere e la task force KleptoCapture, che monitorava le ricchezze russe in Occidente. Il governo ha licenziato in massa ispettori generali incaricati della supervisione etica, senza rispettare le procedure legali.
Trump ha graziato in blocco i 1400 arrestati per l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, interpretando la giustizia come un’arma di vendetta contro il cosiddetto deep state.
2. Il ruolo di Elon Musk nella riforma federale
Un elemento inedito della presidenza è il ruolo di Elon Musk, incaricato di una drastica riduzione dell’amministrazione federale attraverso il Department of Government Efficiency (DOGE), creato per decreto. Musk ha ottenuto il controllo diretto su database sensibili e sistemi di pagamento del Tesoro, e ha avviato un piano di licenziamenti di massa senza passare dal Congresso.
L’uso dell’intelligenza artificiale per ottimizzare le spese pubbliche è al centro di questa riforma, che ha già portato a un’ondata di partenze volontarie tra gli impiegati pubblici, con oltre 65.000 licenziamenti. L’influenza di Musk, finanziatore della campagna di Trump con 280 milioni di dollari, sta portando a una deregulation aggressiva, con la chiusura di interi dipartimenti, tra cui Usaid, l’agenzia americana per lo sviluppo internazionale.
3. Un’agenda sociale reazionaria
Sul fronte interno, Trump ha promosso un’agenda conservatrice che riprende elementi del reaganismo e del maccartismo. Ha dichiarato guerra ai programmi di diversità, equità e inclusione (DEI), chiudendoli nelle istituzioni federali. Il Pentagono è stato liberato dal cosiddetto wokismo, mentre nelle scuole pubbliche sono stati imposti nuovi standard per limitare i corsi su razzismo e discriminazione.
Trump ha rafforzato il legame con l’elettorato cristiano conservatore, dichiarando di essere stato "salvato da Dio" durante un attentato nel 2024. Ha creato una task force per combattere la presunta persecuzione contro i cristiani nelle politiche pubbliche. Ha inoltre graziato 23 attivisti anti-aborto condannati per aver bloccato cliniche abortive.
Sul piano dell'immigrazione, ha cercato di abolire il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati nati sul suolo americano, sfidando apertamente il 14° emendamento. Alcuni giudici federali hanno bloccato il decreto, ma il vero obiettivo di Trump è la guerra culturale, ridefinendo il dibattito su chi possa essere considerato cittadino americano.
4. Politica estera: isolazionismo e neoimperialismo
Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’accordo di Parigi sul clima, ha imposto sanzioni alla Corte Penale Internazionale e ha ridotto il ruolo del Paese in istituzioni multilaterali come l’UNESCO. Ha bloccato i finanziamenti all’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), segnando un drastico distacco dall’ordine internazionale liberale.
Sul fronte della politica estera, Trump ha riaffermato una dottrina isolazionista e neoimperialista. Ha chiesto all’Ucraina risarcimenti per 500 miliardi di dollari in terre rare in cambio del sostegno americano. Ha ventilato l’idea di annettere il Canada come 51° Stato e ha minacciato un intervento militare per riprendere il controllo del Canale di Panama, denunciando la sua "svendita alla Cina" da parte di Carter nel 1977.
Nei rapporti commerciali, Trump ha minacciato una nuova guerra commerciale contro l’Europa e i partner asiatici. Ha riproposto dazi doganali del 25% su Canada e Messico, per poi concedere loro un mese di tregua. La sua amministrazione vede nei dazi la chiave per rilanciare l’industria americana, riecheggiando la politica protezionista di William McKinley a fine Ottocento.
5. La sfida economica e il rischio inflazione
L’economia resta il punto critico della presidenza. Trump ha promesso di ridurre le tasse e rilanciare la produzione industriale, ma le tensioni commerciali e le politiche protezioniste rischiano di avere un effetto inflazionistico. Il prezzo delle uova è già aumentato del 37% in un anno e potrebbe crescere del 20% nel 2025, segnalando difficoltà economiche che potrebbero minare la sua popolarità.
In sintesi, il secondo mandato di Trump si caratterizza per una radicale trasformazione dello Stato federale, un’agenda sociale ultraconservatrice e un riposizionamento internazionale aggressivo. Il tutto è realizzato con metodi brutali, un attacco frontale al sistema di pesi e contrappesi e un’influenza senza precedenti di attori privati come Elon Musk.
Immagine: Official White House Photo by Chandler West.